Ecco tutti, ancora una volta, ad attendersi un aumento dei tassi di interesse. O meglio, riflettendoci, a desiderarlo.
E’ vero che, spesso, l’essere umano scambia il desiderio – se non l’utopia – con la realtà.
Di solito, i tassi di interesse si aumentano quando l’inflazione sale come conseguenza di un’economia che va bene. In questo modo si toglie liquidità, impedendo così un aumento dei prezzi per la forte domanda. Ma, ripeto, “di solito”.
Ancora una volta tutti fermi a guardare il dito e non ciò che indica.
Ci siamo scordati che l’economia, in realtà, ha avuto un crollo da cui impiegherà almeno tre anni per risollevarsi e tornare in pari.
Abbiamo anche dimenticato che la stessa inflazione, per determinati periodi, non veniva neppure calcolata: abbiamo avuto prezzi per il petrolio addirittura “negativi”, cioè accettando un barile di petrolio ottenevo anche 25 dollari. Ma quando mai!
Abbiamo dimenticato che una montagna di debito è stata necessaria per uscire dalla crisi e che la stessa occupazione deve essere finanziata con altro debito.
E pensiamo di alzare i tassi di interesse?
Anche a me piacerebbe essere bello, biondo, occhi azzurri e con la “tartaruga”: che faccio? mi iscrivo al concorso per mister universo?
Guardiamo troppo il dato percentuale e poco il dato assoluto.
E’ vero, peraltro, che in un recente passato c’è stata una perfetta correlazione tra inflazione e tassi di interesse.
Un po’ come Atene e Sparta, sempre nemici! O…quasi sempre.
Oggi è uno di quei momenti da “quasi”.
Quando un pericolo più grande minacciò la Grecia, le guerre interne finirono. Atene e Sparta si allearono per combattere nemici di entrambi e più potenti: i Persiani.
Oggi, il nemico più grande è il debito. Questo debito che continua ad aumentare per sostenere Salute ed Economia, attività e posti di lavoro.
E’ sciocco pensare di aumentare i tassi di interesse, in questa fase, per rallentare l’inflazione: un po’ come se gli ateniesi pugnalassero alle spalle gli spartani pronti a difendere il passo delle Termopili dai Persiani.
In realtà l’inflazione sta ai tassi come gli spartani stavano agli ateniesi e possiamo paragonare il pericolo dei persiani con il pericolo del debito.
Per contrastare questa crisi, ancora lontana dall’essere superata, si è creato un debito senza precedenti.
Aumentare i tassi creerebbe più danni che benefici: aumento ulteriore del debito, mancata crescita, minor credito a cittadini e imprese, minor sanità e anche minor occupazione soprattutto in un momento di forte transizione come quello di oggi.
In realtà si dovrebbe “usare” l’inflazione per ridurre il debito in valore reale.
Se anziché misurare il debito in moneta, lo misurassimo in beni reali, tipo “pagnotte di pane”, sapete che otterremmo?
Immaginiamo di avere un debito di 100 euro per un equivalente di 100 pagnotte di pane.
Se il prezzo della pagnotta di pane crescesse per tre anni del 3% all’anno, il debito (di 100 euro) si ridurrebbe a 91 pagnotte di pane. In questo modo, con l’uso dell’inflazione, si potrebbe ridurre il debito, si eviterebbe di togliere ossigeno all’economia e ai servizi di tanti paesi.
Non subito, ma dopo qualche anno, il debito tornerebbe a valori reali sostenibili, a meno che, non si decidesse di annullare il debito creato a partire da una certa data. Ma questa è un’altra storia!
Resta il fatto che l’inflazione non è sempre un male e – oggi più che mai – è necessaria.
Persino Pinocchio, per salvarsi dalla balena, si alleò con il tonno: coniugando realismo e intelligenza!
Approfondimento sulla Finanza Comportamentale
Autore Ferdinando Lettieri – Consulente ed Educatore finanziario www.ferdinandolettieri.com
Fonte immagini: stock
Fonte testo: Ferdinando Lettieri – Consulente ed Educatore finanziario www.ferdinandolettieri.com
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