Venti anni fa è stato compiuto un passo decisivo verso l’integrazione europea: è stato introdotto l’euro. Il primo passo venne fatto quando, per evitare nuove guerre in Europa, si raccolsero tutti i residui bellici come cannoni e carri armati e tutto l’acciaio fu messo in comune. I Paesi fondatori della CECA sono quelli che oggi vengono definiti membri fondatori dell’Europa: Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo.
Quarant’anni dopo si è avverato il sogno di poter circolare liberamente in tutta Europa ed utilizzare un’unica moneta. Per questo, tutti i paesi che hanno aderito si sono dovuti impegnare ad attuare politiche nazionali virtuose.
“Conditio sine qua non” era quella di rispettare diversi parametri relativi al debito, per evitare che quest’ultimo fosse scaricato sulle generazioni future e rimanesse sostenibile.
Tutti i Paesi aderenti hanno tratto, chi per un motivo chi per un altro, grandi benefici dall’aver aderito all’euro. Chi era più forte, come ad esempio la Germania e altri Paesi nordici, hanno avuto una crescita importante senza aumento elevato di inflazione. I Paesi del sud Europa ne hanno beneficiato da un punto di vista di minor interesse sul debito (per alcuni molto elevato) e un maggior contenimento dell’inflazione.
Oggi, a distanza di tanti anni, in molti sostengono che l’euro sia stato un errore, che abbia arrecato danni ad alcuni Paesi e che i rapporti di cambio fossero sbagliati. Quello che venne fatto, in realtà, è stato fissare il cambio di tutte le valute alla medesima data. Il rapporto di cambio tra la lira italiana e il marco tedesco era di poco meno di 1000 lire per marco, e poiché il valore attribuito all’euro è stato di poco meno di 2000 lire, ne consegue che occorressero circa due marchi per un euro: una semplice proporzione da prima media.
Alcune leggende metropolitane attaccano l’euro e diffondono notizie false. Affermano che “in realtà la Germania è stata avvantaggiata dal cambio, perché anziché di due marchi per un euro ne è stato necessario soltanto uno“. Questa tesi risulta assurda: se così fosse stato, infatti, per un Paese fortemente manifatturiero ed esportatore in Europa (come la Germania), tutto ciò si sarebbe tradotto in una catastrofe: la Polo Volkswagen avrebbe avuto un costo superiore a quello della Maserati, un qualsiasi formaggio tedesco avrebbe avuto un costo superiore a quello del parmigiano: ovvero fine delle esportazioni tedesche!
Si dà la colpa all’euro della situazione negativa in cui alcuni Paesi si trovano. In realtà le regole che stanno alla base dell’euro hanno salvato molti Paesi da catastrofi. L’euro ha evitato, ad esempio, all’Italia una forte crisi economico-finanziaria dopo il fallimento di società importanti (Parmalat, Cirio), beneficiando della solidità e della credibilità dei Paesi membri della Comunità Europea.
Tale situazione si è ripetuta ogni due-tre anni.
Alcuni Paesi che non avevano lo scudo dell’euro, anche recentemente, sono “precipitati” in crisi che hanno generato fortissima inflazione, a tal punto che, per comprare un rotolo di carta igienica non bastava il salario di una settimana o, per risuolare le scarpe, non era sufficiente lo stipendio mensile di un professore universitario.
Viene imputata all’euro anche l’impennata dei prezzi dei primi anni 2000. All’inizio degli anni 2000, con l’utilizzo dell’euro, effettivamente i prezzi di molti beni sono cresciuti notevolmente, ad esempio il prosciutto San Daniele da 32.000 lire è passato a 29 euro; la pizza margherita da 6.000 lire a 5 euro. Trascuriamo però che, in realtà, nello stesso periodo abbiamo avuto una grandissima bolla immobiliare: sette anni di vacche grasse!
Molti paesi occidentali, compresa l’Italia, basano la loro economia per il 50% sull’immobiliare e il suo indotto. Questa bolla ha fatto sì che i prezzi di quasi tutti i beni si muovessero allo stesso modo, crescendo di conseguenza. Oggi, in effetti, i prezzi di moltissimi beni sono raddoppiati, ma se non ci fosse stato l’euro l’inflazione avrebbe fatto molto peggio. Con un’inflazione storica ben oltre il 7% i prezzi oggi sarebbero circa quadruplicati… anche in assenza di crisi geopolitiche.
Ormai siamo abituati a dare la colpa all’Euro: è come se viaggiassimo ubriachi, in auto, a forte velocità su un viadotto e, anzichè essere grati al guard-rail che ci evita di precipitare, lo incolpiamo perché, sbattendoci contro, l’auto si rovina.
Cosa sarebbe successo all’Italia se non ci fosse stato l’euro? Non lo sapremo mai. Grazie a Dio!
Autore Ferdinando Lettieri – Consulente ed Educatore finanziario www.ferdinandolettieri.com
Fonte immagini: Roberto Magni Comi Daniela By Foto ReD Photographic Agency
Fonte testo: Ferdinando Lettieri – Consulente ed Educatore finanziario www.ferdinandolettieri.com
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